Sorseggio uno dei miei ultimi Bali coffe. Un po’ triste, perché questa avventura è giunta al termine.
Tutto cambia, tutto inizia e tutto finisce. Quando qualcosa finisce, irrimediabilmente qualcos’altro inizia. Mi godo quindi questi ultimi momenti, e sorrido, pensando che questo è solo l’inizio di tante altre esperienze future.
Mi mancherà la gentilezza e i sorrisi di questa isola. Credo questo sarà la top 1 delle immagini che conserverò nel mio cuore.
Poi resteranno i suoni della pioggia. Che è vero, ho anche un po’ odiato, forse in alcuni momenti anche più di un po’, ma ha reso magico questo viaggio. Momenti di relax totale, alternati a sconforto, dove devi ripeterti nella testa il famoso itzoccheeeeeeeei locale, pensare che fa parte dell’avventura, e tirare dritto. E alla fine, è vero, resta il ricordo divertente.
Tra i suoni da ricordare, non mancherà quello del mare. Specialmente nel nord dell’isola, in quel bungalow a 10 metri dalla riva. Uno scroscio costante, che mi ha accompagnato anche durante Nyepi, facendomi finire un libro che mi è stato regalato per ben due volte (la prima volta direi fosse nel 2016) e che non avevo mai trovato il momento per gustarmelo. Da notare che, non contento, ho pure comprato la versine eBook prima di partire, per averlo nel mio Kobo e limitare il peso. Quindi questa autrice è stata pagata tre volte, anche se immagino a lei arriverà poco. Ma gran bel libro, brava.
Ricorderò anche il profumo di incenso che si irradia per ogni strada, anche quelle più remote. Un profumo che ti porta a rallentare, respirare con calma, riflettere e mettere in discussione tanti punti fissi della tua vita, che hai ritenuto quasi dogma.
Non andrà nemmeno in secondo piano come tutto è rituale, come tutto è basato sul rispetto e l’aiuto reciproco. Qui, in moltissimi villaggi, si vive ancora come circa 80-90 anni fa da noi. I bambini giocano all’aperto anche sotto la pioggia, con una noce di cocco rotta, qualche amico vicino di casa, sorridendo ignari del mondo fuori. Un mondo che molti di loro mai vedranno.
Uomini e donne capaci di vestire con poco e niente, spesso scalzi, ma che nel giorno della cerimonia sfoggiano camicie bianco brillante e coloratissimi sarong legati con maestria in vita.
E tutti questi segehan, se ricordo bene, che puntalmente ogni giorno vengono creati, e sparsi ovunque, come mia cognata mette sale su ogni cibo commestibile. Anche stamattina, fuori dall’hotel, c’era un segehan con il suo incensino su ogni auto, ogni scooter.
Ogni giorno vengono letteralmente preparati e usati come “offerta per gli dei”, in cambio di protezione e aiuti.
Ricorderò la fatica nel non pestarli (perché è un’azione molto irrispettosa e vista malissimo), e la sensazione di “minchia che ho fatto”, quando, facendo checkout dal primo hotel, ho sentito il piede sinistro slittare, e mi sono trovato uno segehan di riso totalmente spiaccicato sotto la mia nuova flip flop con appena 24 ore di vita.
Fu qui, che il mio driver che arrivava sempre con un segehan sul cofano e il fiorellino dietro l’orecchio (il fiore è parte del rituale), che mi rassicurò con un sorriso a 4000 denti e il mantra itzoccheeeeeeeei, specificandomi che non essendo stato intenzionale, non era nulla di offensivo. Un’altra prova della cultura locale e di come l’intenzione delle nostre azioni sia il reale punto da osservare, non l’azione in sé.
Questa piccola nota sull’intenzione, è qualcosa che ho iniziato a pensare da anni ormai, e rivedere che qui è pensiero comune, mi ha fatto sentire un po’ come il brutto anatroccolo che si trova tra i cigni – chiedo scusa che ho fatto spoiler del finale. Una stranissima sensazione.
Ricorderò anche come una cena di pesce, tipo quella di ieri sera, possa arrivare a costare 13 sterline, incluso il taxi per rientrare all’hotel.
Le noci di cocco dove ho scoperto si può grattare l’interno e mangiarti questo strato lattiginoso dal sapore… di cocco (te pensa!), che, ammettiamolo… la prima cosa che ho pensato era allo sperma, ma il sapore nettamente diverso – chiaramente lo dico per sentito dire, non per personale esperienza, ci mancherebbe :p
Questo viaggio mi ha spinto a fare cose che prima faceva “lui”. E sì, mi è mancato. Ho immaginato un po’ come sarebbe stato, idealizzando un po’ la situazione. Ma poi sono tornato nella realtà, gli ho augurato ogni bene nella mia testa, ho sorriso, e mi sono goduto il momento, e la sensazione di riavere totalmente nelle mie mani la mia vita, le mie scelte, il mio futuro.
Ed è stata una bellissima sensazione.
Quindi, cara Bali… matur suksma di cuore, per questo vortice di emozioni, esperienze, e sensazioni che sono state una lezione di vita.
Ci si rivedrà, ne sono certo.