Stavo ascoltando l’altro giorno un podcast di un giovane scrittore italiano chiamato Gianluca Gotto, che è appassionatissimo di oriente, e dà sempre ottimi spunti per vedere le cose sotto una luce diversa, che ci stanno tutti, considerando in che mondo viviamo.
Mi ha incuriosito molto il discorso del senso di colpa, dell’ansia e dell’impermanenza, legato soprattutto al discorso “chi sono io/io non cambio”.
Se vi interessa sapere bene tutto in modo chiaro ed ordinato, ascoltatevi direttamente gli episodi. Ma riflettevo su “chi sono io”, e quando ci si fa questa domanda (fattela anche tu, prenditi qualche secondo poi continua a leggere e dimmi se è successo anche a te)…
…
…ok, hai pensato a te nel passato?
Come per cercare qualche similitudine con il presente?
Forse no, forse è successo solo a me, ma boh, mi sono trovato spesso a cercare nel passato risposte.
E mi ricollego al podcast (mi sento molto moderno a pensare che ascolto un podcast – piccola divergenza, sorry).
Torniamo a noi. Perché non si pensa a chi siamo, facendo una fotografia di adesso, e descriviamo ciò che vediamo? Tra qualche minuto in realtà la cosa è già cambiata (impermanenza), ma il cercare nel passato è come se il presente non fosse il vero io?
Sono su un aereo, che guardo ogni tanto fuori dal finestrino. Mi fermo un attimo a pensare e poi torno.
Aggiornamento.
Sono passati due giorni da quando ero a guardare fuori dal finestrino. Ora sono in terrazza, godendomi il sole del mattino mentre i miei amici dormono.Quasi non riesco a vedere lo schermo, ma si sta ancora molto bene, senza morire di caldo. Tra l’altro tira un venticello delicato quasi ipnotizzante.
Riprendo il discorso di chi siamo.
Io, ora come ora, se mi conoscesse qualcuno oggi, senza alcun riferimento al passato, avrebbe un’idea totalmente diversa da uno che mi conosce da anni.Credo questo sia un esempio del fatto che la risposta alla domanda “chi sono”, è forse più semplice di quanto si pensi, e basti semplicemente vedere ora, in questo momento, e descriverlo.
Forse anche i tuoi valori più profondi avranno subito cambiamenti. Noi cambiamo, tutto cambia. Le persone che conosciamo da quando siamo nati sono cambiate e cambieranno ancora. Legarci al ricordo del passato è solo un modo per rallentare l’accettazione del cambiamento. E penso sia anche un modo per renderlo più difficoltoso e doloroso.
La frase “tu quella volta avevi fatto/detto”: che serve?Possiamo cambiarlo? No. Possiamo però vedere se quella cosa fatta o detta si è ripetuta. Magari no, e quindi perché rimuginare su qualcosa che non tornerà più?
Piccola diversione dalla domanda iniziale “chi sono” ma è collegata.
Una volta dicevo “che senso ha spendere di più per un volo che ti porta da A a B?”. Ora preferisco molto spesso spendere di più ma avere un servizio diverso.
Nel tempo ho dato valore non solo alla destinazione che raggiungerò grazie al volo ma anche al tempo prima e durante il volo.
Quindi chi sono? Ero convintissimo del mio “basta che arrivi a destinazione” mentre ora non la penso più così. Ecco, sono cambiato.
Chi mi ha conosciuto ai tempi magari pensa “ma tu una volta”, forzando un’immagine di un io non più esistente.
Credo nemmeno noi dovremmo cadere in questa trappola, perché ci confonde solo e ci fa star male.
Quindi… “Chi sono io?”
Sono quello che è QUI, ORA. E già probabilmente diverso da quello che ha scritto queste parole.
Ma è il bello della Vita.
Puoi essere una versione migliore di te sempre, giorno dopo giorno: basta accettare il cambiamento.
Ci proverò pure io… perché non è facile, ma ti aiuta tanto a goderti il tempo che hai su questo pianeta in maniera più serena.
Buona giornata e cambiamento a tutti.