L’altra mattina mi sono svegliato presto per andare a farmi una corsa sul lungomare.
Non sono mai stato uno sportivo: quella stronza della prof delle superiori mi aveva anche dato un 5 in basket per sputtanarmi la media ma sticazzi… mi vedesse adesso, bastarda!
Ora, tra pandemia, il marito che ti molla, la voglia di arrivare agli anta meglio degli enta, uno specchio che strillava ogni volta che mi vedeva… insomma, tra le varie pazzie e botte di sclero (come si dice dalle mie parti), è arrivata anche quella del correre.
Sì, sì, lo so lo so, io, sostenitore accanito del “non siamo più nella savana e non c’è il leone che ci vuole mangiare, cazzo serve correre”, sono uno di quei pirla che sfottevo, che ora si sveglia presto per andare a farsi quei 30-60 minuti di corsa anche quando è in vacanza.
La vecchiaia…
Però sì, trovo molto refreshing farmi una corsa di prima mattina, specialmente se sono in un posto nuovo. Una sorta di esplorazione rapida, al ritmo che decido io (o che il mio corpo mi suggerisce/permette).
Ebbene, l’altro giorno mentre correvo sul lungomare di Ca Picafort a Mallorca, ho realizzato che quando vieni mollato, è un po’ come iniziare una dieta.
Ok, detto così pare sminuire il dolore che provi, l’angoscia che ti riempie le vene, i polmoni che si restringono e non ti permettono più di respirare ossigeno a sufficienza, la sensazione di fallimento, la paura di rimanere solo, il terrore che tutto sia finito e non abbia più un senso, incluso la tua vita, e la tua esistenza.
Ma c’è qualcosa che accomuna le due cose, e questo pensiero mi ha aiutato un po’ a recuperare il sorriso, che avevo perso nuovamente nelle ultime settimane, ma che provavo di forzare ogni qual volta uscivo dalla porta di casa, o sui socialmedia, dove pare sia un must sorridere e fare vedere a tutti che figata di vita hai, quando dentro di te vorresti solo nasconderti e piangere. Ma questo è un altro argomento.
Torniamo a noi.
Penso a quanto mi piaccia la cioccolata.
Sei abituato ad averla, mangiarla quando vuoi, quanta ne vuoi.
Pensi anche: “Ciccio sei, ciccio sei sempre stato e ciccio rimarrai, quindi… sticazzi!“.
Hai pure “il posto della cioccolata“, una sorta di… come cazzo si chiama… quella casina dietro l’altare dove il prete ci tiene le ostie e il vino… insomma, un posticino sacro nella tua cucina, adibito a lei, la Santissima Cioccolata.
[Google mi ha ricordato chiamarsi tabernacolo: ecco, il “tabernacolo della cioccolata“.]
Poi arriva il personal trainer, o l’app di turno, o un attacco di coraggio per fronteggiare un nutrizionista; gira che ti rigira, arriva che la cioccolata scompare… pufff, non c’è più!
Magari te lo aspettavi che sotto sotto prima o poi sarebbe successo, ma speri sempre che ci sia qualche miracolo, qualche nuova ricerca proveniente dagli Stati Uniti o da qualche cervellone bullizzato che passa l’adolescenza chiuso in casa ma che a 20 anni fa la scoperta del secolo… che ti permetta di dimagrire mangiando cioccolata, che ti risolva tutti i problemi da un giorno all’altro.
Ti illudi a tal punto che quando ti viene detto “basta cioccolata, meglio finirla qui, è meglio per entrambi“, ti pare un fulmine a ciel sereno, e crolli.
Dai di matto.
Ti pare impossibile vivere senza.
Tutto ti sembra impossibile, triste, oscuro, il mondo crolla attorno a te.
Come in quelle tipiche scene di DragonBall, ti ritrovi su un pezzettino minimo di terra, a migliaia di metri di altezza, e tutto attorno a te si è sgretolato. Sei lì per miracolo, su un pezzettino di terra dove stai in punta di piedi e hai paura che da un momento all’altro, anche quello si sgretoli, e tu possa cadere giù, nell’ignoto, e scomparire per sempre.
Cazzo, la cioccolata, quella goduria sublime, quella felicità così ben organizzata in perfetti cubetti, che conosci, con quell’aroma sublime che ti basta averla vicino e chiudere gli occhi per farti dimenticare la dura giornata di lavoro. Una presenza che ti fa sognare e vedere che c’è bellezza in questo mondo di pazzi scatenati. Quella in cui ti rifugi quando sei triste. Quella che sa come coccolarti. Quella che ami.
E niente, va tolta: scompare.
E ogni giorno stai male.
Ti manca. Pensi in quanto era bello spacchettare quella barretta.
Ma non puoi. Non c’è più.
La sogni alla notte, la rivedi, la risenti nei tuoi pensieri. A volte la vedi anche quando non c’è.
Apri quello sportello, guardi nel tabernacolo, abituato che è lì, ma ora no, non c’è più.
È dura. Molto dura non averla più qui.
E passano le settimane.
Continua a mancarti, molto, ma sei costretto a trovare piacere anche nello yogurt greco 0% grassi, fiocchi d’avena integrali, fragole e il miele. E giochi anche con le dosi del miele, sfidando le leggi di gravità per far stare quell’extra miele nel cucchiaino che usi come unità di misura, e segnare “un cucchiaino di miele” quando probabilmente erano tre… ma tu hai messo solo un cucchiaino: e ti senti a posto con la coscienza.
Piano piano vedi che sì, la cioccolata era molto buona e sempre lo sarà (non l’avrei mangiata per anni se no). Ti piace ancora molto e dentro di te la vorresti probabilmente ancora, tipo una dipendenza, ma ci sono anche tante altre cose buonissime. E molto meno caloriche!
Gli amici per esempio e la tua famiglia.
C’è da dire che non ho mai sottostimato la loro presenza nella mia vita e sempre fatto di tutto per dimostrarlo, ma devo ammettere che sono stati tutti (e lo sono tutt’ora) ingredienti chiave per evitare che crollassi nel burrone di DragonBall.
Sono stati tutti loro, con i loro messaggi, i loro pensieri, le loro chiamate, i loro vocali… a sostenermi in un momento così difficile. Ancora GRAZIE, di cuore.
E passano i mesi.
E l’abitudine di andare nel tabernacolo della cioccolata inizia a diventare meno frequente.
Alla fine, inizi a focalizzarti su di te. Ai tuoi goal, a quello che vuoi TU. Ti ricordi che vuoi vedere quei benedetti addominali, ritrovare la tua strada.
Ritrovi altri piaceri, altri modi di trovare conforto, di divertirti.
Ricordi anche che sei già stato in passato senza cioccolata, e non è morto nessuno, anzi!
Quando avevo quella voglina di dolce dopo mangiato, mi mangiavo un gelato, o una crostatina (tra l’altro quelle integrali ai mirtilli della Coop sono strepitose), un cantuccio e vinsanto, della frutta: non esiste solo la cioccolata.
E il dimagrimento inizia. Inizi a vederti meglio, a sentirti meglio.
Ti senti come un fiore appassito che inizia a raddrizzarsi.
La voglia di cioccolata è passata? No. Ma non sei più disperato.
Hai momenti in cui sei più giù, e sì, in quei casi manderesti la dieta totalmente a fanculo per riavere la cioccolata, ma non c’è, non puoi andare a comprarla… e devi solo accettare che non c’è.
E capisci che si vive comunque: che c’è vita.
E che non solo la cioccolata è felicità . Non solo il tuo compagno è felicità .
Quasi come per magia, inizi anche a renderti conto che quella cioccolata che idolatravi non ti faceva poi stare sempre bene, anzi. Si era arrivati ad un punto dove stava iniziando a farmi male, ma ero così abituato a mangiarla che fingevo di non rendermene conto e andavo avanti.
Nonostante lei fosse sempre quella meravigliosa cioccolata, non mi ero reso conto che non mi stava più facendo bene.
E lei, o qualcuno per lei, ha deciso che era il momento di toglierla dalla mia dieta.
Ti rendi conto che riesci a trovare nuovamente il tempo per te, il famoso me-time come si usa dire in inglese.
E riscopri quanto sia meraviglioso osservare il sole sorgere sul mare al mattino presto, e sentire quel calore sfiorarti la pelle mano a mano che quell’enorme crescentina dorata si stiracchia e mette il muso fuori dall’orizzone.
L’odore del mare, la brezza fresca, lo scrosciare delle onde, i pochi rumori di essere umani… tu, il tutto attorno, e quel sole, che ti ricorda che c’è, e che ogni mattina torna a darti quel calore di cui tutti abbiamo bisogno.
Basta chiudere gli occhi, accennare un sorriso, respirare a pieni polmoni ed essere grati di essere qui, ora, in questo preciso istante, e vivere.

Come mi disse un amico: “Ricordati sempre che non si vive una volta sola. Si muore una volta sola, ma si vive ogni giorno”.
E voglio dedicare questa sciocca metafora a tutti coloro che, come me, stanno attraversando questo momento. E anche alla mia ex cioccolata, che ancora mi manca ma che ringrazio per avermi dato la possibilità di vivere tantissime avventure che terrò per sempre nel mio cuore, e che abbia avuto la forza di salutarmi prima che ci fosse l’indigestione.
Sono sicuro che con il tempo ci sarà un nuovo posto per quella cioccolata, magari non nel tabernacolo (lì chissà , ne entrerà una nuova forse), ma sicuramente nella mia vita.
E ora vorrei farmi uno spritz.