A volte la forza non è dimostrare di farcela, resistere, combattere.
Forse me la racconto, ma è una grossa prova anche ammettere di non farcela.
Siamo abituati fin da piccoli al fatto che bisogna superare i limiti, spingersi oltre per migliorarsi, mai arrendersi.
È sempre vero?
Boh, credo che ci siano momenti dove questo approccio sia solo distruttivo e non sia davvero una prova di forza.
Sono mesi che mi illudo di essere una sorta di essere invincibile, forte, che riesce a superare una separazione dopo quasi 10 anni.
E poi arrivano le sberle della vita che ti dicono “E piantala di prenderti per il culo!”. E ci rimani di merda.
Ma sì, credo sia giusto e un gesto di forza anche ammettere che no, non sto bene, anzi, sto davvero di merda.
Tutto mi pare assurdo, quasi insensato.
SO, che è temporaneo.
SO che tutto passa.
SO che passerà. Ma cazzo, nel mentre non si sta proprio bene, anzi.
E forse questo è un altro dei motivi per cui ho anche deciso di aprire questo blog: SO che non sono l’unico che sta vivendo questo e boh, sapere che è tutto normale, anche stare di merda… magari dà un po’ di consolazione a qualcun altro che, come me, si è buttato su Google a trovare “soluzioni”?
A me leggere storie di altri mi ha aiutato (tra l’altro credo sia il momento di leggerne altre).
Comunque sì, mi arrendo. E credo serva forza per dirlo.
Mi arrendo al fatto che tutt’ora, a distanza di mesi, tutto è surreale. Che a volte sei convinto che sia meglio così, altre, come oggi, ti pare un’idiozia atroce e ti verrebbe la voglia di scrivergli e dirglielo.
E succede che lo fai.
Poi ti penti.
Ma cancellare il messaggio è peggio.
Quindi ignori WhatsApp, provi la funzione Restricted di IG che hai sempre evitato tanto “sono forte, riesco a gestire le sue stories e post”.
Ebbene no. Non riesco ora a gestire le sue stories.
Sono meno forte? È un male?
Sticazzi.
È più un male torturarmi nel vedere come reagiscono a vederle, o cliccare la storia successiva per evitare di vedere le sue.
Che senso ha fare tutta questa fatica?
Devo essere forte per ammettere che sto male.
Punto.
Ed essere forte per preservarmi, evitare di crollare, e continuare a vivere, senza buttare via attimi di vita.
Ed essere forte per premere quel “restrict” ed accettare che forse non l’avevo ancora fatto, non per provare che “sono forte”, ma magari per non accettare il fatto che è finita, che non devo più preoccuparmi per lui? Che devo andare avanti e, brutto da dire ma vero… “fregarmene” di quello che fa/dice/vede/condivide?”
Che è giunto il momento di guardare avanti, a me, e lasciarlo camminare da solo, come vuole e desidera?
Chiaramente, augurandogli tutto il meglio di questo mondo, ma lo stesso augurio, caro mio che stai scrivendo tra un recupero e l’altro in palestra, sì, proprio a te, auguro lo stesso. E dovresti farlo anche tu.
Ora, focus nello stretching che ne hai chiaramente bisogno, e poi a lavorare, se no come cazzo ti paghi tutti ‘sti giretti che hai prenotato quest’anno?
Su su, che tutto è normale, tutto passa e, se alzi lo sguardo un attimo e smetti di guardare giù nel vuoto, vedi che attorno a te hai una schiera di persone che ti stanno allungando la mano. Non una, una schiera.
Hai l’imbarazzo della scelta.
Chiudi gli occhi per un secondo, respira a pieni polmoni… e vivi: perché te lo meriti.