Mexico – diario di bordo

11:50, in cielo, secondo attempt di scrivere un micro journal.
Word a quanto pare fa molta fatica a capire che la wifi sull’aereo non gli permette di sincronizzarsi con sticazzi, quindi mi ha lasciato a piedi a meta’ del mio “manoscritto”.
Sono qui con questo nuovo esperimento, ossia, keyboard portatile e cellulare.
O meglio, bomba pericolosissima e cellulare, dato che ho fatto fare la fila a tutto il security a Gatwick a causa di questo oggetto altamente pericoloso.
Dopo i 2 mango a Heathrow, noti come arma di distruzione di massa, ecco che oggi abbiamo scoperto la tastiera portatile bluetooth, come nuova artiglieria britannica.

Bene, sono qui seduto nel mio posticino che aspetto da bere e da mangiare. Questo nuovo brunch di BA, invenzione che sta facendo discutere tutti, fa mangiare la gente ad orari stile mio nonno. Grazie ad un leggero ritardo nella partenza, mangeremo attorno a mezzogiorno.

Curiosità informatica. La wifi non va più e magicamente il file di word ora si è aperto, ed è vuoto. Fortunatamente avevo scritto 2 parole, ma abbiamo capito essere una ciofeca di software, e il vecchio Google Keep funziona meglio.

Tornando a noi, volo breve, quindi non avrò modo di fare dormite spaziali o chissà cosa, ma abbastanza lungo per un po’ di relax. Credo sia circa 8-9 ore.
Chiaramente io arrivo con lo storm, quindi mi prendo un po’ d’acqua, con uno zaino minimal. Ho il k-way, ma speriamo non piova troppo.

Sono piuttosto nervoso per questo viaggio. Come successe per Bali, l’inizio è complicato ma poi piano piano prendo il via e inizio a gustarmi l’avventura.
Questa volta, quello che mi sta facendo agitare è la quantità di persone che mi hanno detto di stare attento, descrivendomi questo Messico come un paese dove ti derubano, accoltellano, sparano così come se nulla fosse. Pensavo di volare in Messico non negli Stati Uniti hehe.
Scherzi a parte, boh, proverò a stare in orecchio, ma spero comunque di godermi questo paese e tornare con bei ricordi e racconti per i nipotini 🙂

Mi sono anche affidato a ChatGPT per limitare le cose da portarmi dietro e ora sono qui con uno zaino da 40L mezzo vuoto, uno zainetto pieno per metà e 2 settimane davanti a me. Ma ce la faremo. Ho la saponettina da lavare hehe. Poi al massimo staremo senza mutande ogni tanto. Se fa caldo, costume e via.
Viaggiare light è più facile quando si va in posti caldi, e MI PARE questo sia un posto caldo. Se poi non lo è (le mie ricerche dicono di sì), alla peggio compro qualcosa e fine. Finché non saldo l’ultima fattura del muratore, qualche soldo ce l’ho ancora heheh, e per il momento ho ancora una fattura da pagargli – quindi due soldi per un maglione e un paio di pantaloni lunghi ce li ho.

Inizio a sentire profumini di cibo, quindi significa che ci siamo. 12:06 e il pranzo… Ah no, scusa… Il brunch sta per arrivare.

A dopo!


20:41 ma a Cancun sono le 16:41.
Tra poco più di 20 minuti atterriamo e l’avventura avrà inizio. O meglio, continua, dato che è già iniziata 🙂
Ho visto dal vicino una cosa carina. Un “airwifi” che credo che sia un affare che trasforma il jack di questi aerei in qualcosa wireless dove puoi collegare le tue cuffie. Curioso…

Comunque già si vedono le nuvolette birbantelle sul mare. Quelle ciuffolose bianche, che lasciano l’ombra piccolina sul mare. Una delle view che preferisco quando sono sull’aereo.

Pare ci fosse uno storm (vedo ancora nuvole là) ma spero si siano stancate di lavorare e mi lascino un po’ di pace, almeno per arrivare all’appartamento perché non ho voglia di partire bagnato – io oooodio bagnarmi (come diceva puffo brontolone, per chi è di quei tempi).


19:09 Cancun time

Sono uscito a fare la spesa. Trovo sempre interessante osservare i supermercati di altri paesi.
Chiaramente, in Messico, ci sono chilometri di peperoncini di diversi tipi nella zona frutta e verdura.
E li puoi prendere a sacchi, come puoi fare da solo con anche pesce e carne. Sì, anche quella è aperta, all’aria, così.
Io allucinato, ma poi ricordo i mercati in Vietnam e almeno qui non è per terra hehe.


7:45 Sun 17th

Dormito maluccio, ma ero sfinito.
I tappi non hanno aiutato molto. Sono in una zona piena di posti e c’è stato casino e musica fino a tardi.
Poi c’erano anche due cani che facevano un gran casino, tipo pianti… quindi anche poco piacevoli da sentire.
Sono sveglio da un’oretta e mezza. Ho fatto colazione con quello che ho comprato ieri al supermercato e sono bloccato.
Eh sì, come successe a Bali, anche ora sono nella stessa situazione.
Tempo instabile fuori, paura di uscire, e nessuno – dico NESSUNO – per la strada.
Queste notifiche del telefono di rischio uragani etc mi fanno paura, anche perché non conosco la cosa, non so come funziona, e… tra le notifiche, tra non vedere nessuno per la strada… mi viene da dire “magari resta in casa anche te?”.
Dall’altra parte, provando ad abbracciare l’Ansia e dirle “sta’ serena un attimo su”, ecco che penso che è domenica mattina, sento auto e motorini che girano, ci sono 28 gradi e non c’è solo diretto ma non un tempo che mi terrebbe in casa a Londra.
Quindi ora prendo coraggio, esco in questa tenuta Milano Summer 2025, con infradito balinesi, costume pantaloncino blu e maglietta decathlon di un blu diverso che fa male agli occhi anche a me.
Poi cappellino verde militare e zainetto di un altro blu, giusto per fare ancora più “repellente persone”.
Ecco, ora che ho detto repellente, magari metto quello per gli insetti nello zaino.
Volevo almeno sfruttare la mattinata overcasted ma asciutta per vedere la spiaggia.
Ok, mancano 8 minuti alle 8. Direi che alle 8 esco. Deciso.
Prendo un respirone, e via.
Dai che ce la facciamo.


Ore 17:51
Giornata curiosa.
Dopo questo momento di semi panico, sono rimasto in giro fino circa le 4 del pomeriggio.
Ora fuori è grigio e arrivano anche belle scariche di pioggia, poi smette, poi ricomingcia… E al momento mi pare di capire che non sta più smettendo, ma cambia solo di intensità.
Sono quindi felice di aver (spero) buttato via circa 14 sterline per comprare un orribile asciugacapelli pieghevole rosa Bigbabol panna e fragola e un ombrellino che al primo soffio di vento si aprirà in 4, ma l’idea di avere questi oggetti con me ora, mi danno quell’attimo in più di serenità.
Lezione da imparare: ok partire leggero, ma ricordiamoci che se piove, in ‘sti posti piove seriamente e, viaggiando leggero, meglio avere qualcosa per asciugare.
Altra cosa da tenere a mente per i prossimi viaggi d’avventura: un solo paio di scarpe, almeno per me, è ansiogeno. Quindi il prossimo acquisto sarà un paio di scarpe minimal, che si asciugano in fretta, e che occupino poco spazio. Ne avevo un paio, ma mi stanno male ora. Potrei però dare un’occhiata al black friday, quell’immensa cagata che però potrebbe aiutare a risparmiare due soldi. Ho comunque tempo, dato che il prossimo trip sarà a marzo.
Tornando comunque a oggi, e ricollegandomi un po’ con le lezioni apprese oggi… le flip flop di Bali sono assolutamente comodissime, ma NON sostituiscono delle belle scarpe chiuse, e farsi più di un’ora di camminata con le flip flop “per paura che se piove, almeno non mi bagno le scarpe e quelle si asciugano presto”, è sicuramente un concetto non stupido, ma lo si può applicare a distanze brevi: per distanze direi oltre i 20-25 minuti a piedi, meglio considerare scarpe chiuse, easy dry.
Infatti oggi, dopo questa camminata infinita per trovare la spiaggia, i miei piedi non erano molto contenti. Infatti, ho scoperto che Uber funziona molto bene anche a Cancun, e costa un cazzo comparato con Londra, quindi, anche per il pranzo, ho fatto lo splendido allo stesso modo. Andata a piedi (anche lì ho superato l’ora di cammino perché il primo posto a mezz’ora era tipo un mega ristorante in un grosso centro commerciale e mi stava venendo la depressione ad entrare, quindi ho seguito cercando)… e ritorno con Uber.
E se ve lo state chiedendo, sì, sono riuscito a vedere un po’ di mare e spiaggia, ma qui, a quanto pare, è tutto privato, e non c’è modo di accedere alla spiaggia a meno che tu non sia in un resort o vada in un qualche ristorante che si affaccia sul mare – probabilmente parte di qualche complesso turistico o spiaggia di proprietà.
Io sono riuscito a trovare una mini spiaggetta piena di bambini (playa del niño – di nome e di fatto), ma tutto il resto era addirittura recintato e chiuso da plastica per non farti vedere all’interno.
In Italia le spiagge sono private quasi dappertutto, ma almeno ci si può accedere. Qui manco quello.
La Spagna, continua a vincere su questo – non c’è niente da fare.
Adesso riguarderò un po’ tutto il mio tour, tenendo a mente anche queste previsioni birbantelle, a vedere se avesse senso fare qualche cambio last minute o meno.

E poi, tra un’oretta, torno dalla baracchina qui nell’angolo, letteralmente di fronte a questo appartamento (vedo i tipi che cucinano dalla finestra) e torno a prendere una “torta” come ieri, che non è la torta che pensiamo, ma un panino con una montagna di carne dentro… da erezione istantanea. Costo di un big mac.

Oggi a pranzo credo di aver pagato 25 sterline, mangiando pesce. Antipasto, main, acqua e un margarita come dolce – no judgment please.

Bene, la messa è finita, andate in pace.

Saluti.


Wed 20th Nov

Sta stronza che fuma, dovrebbe piantarsi la sigaretta nella figa. Magari le piace anche, ma ha già rotto il cazzo.

Comunque, non so più dove sono rimasto con racconti.
Ok, sì, sto dando uno sguardo a cosa ho scritto prima (correggo, a cosa scrissi prima – questo passato remoto è davvero molto complicato per noi bolognesi hehe).

Ok, ero a Cancun, sconsolato da questo tempo di merda.
Da “allora”, mi sono sparato il tour a Chichen Itza e il bagno nel Cenote. Decisamente un’esperienza molto interessante. Anche Chichen Itza, che al mio ex avrebbe fatto impazzire, ammetto essere piaciuto anche a me. Soprattutto perché c’era la guida che ha raccontato la storiella, perché su, diciamocela tutta… definirla una delle 7 meraviglie, mi pare un po’ troppo. È carina, sì, ma una scalinata di 30 metri… Su, ci sono posti molto più fighi al mondo. Poi chiaramente, tutta la magia dietro, come è stata costruita, il fatto che siano 3 in 1, e tutte quelle robe fantastigliose di luce/ombre in vari momenti dell’anno… Ok, figo, ci sta. Quindi, nel complesso, considerando TUTTO, ci può stare.
Questo conferma che serve sempre contestualizzare le cose e situazioni – e che a me serve che qualcuno mi racconti qualche puttanata, se no mi sembrano tutti sassi.
Detto questo, ho avuto anche il piacere di fare un bagno in un cenote. Purtroppo, come tutto, è terribilmente strumentalizzato e commercializzato, ma resta sempre una roba emozionante.
Guardare in sù e vedere che sei in questo buco creato dall’impatto del meteorite che ha istinto i dinosauri… Fa. E anche qui, storiella raccontata che fa la differenza.
Quel giorno, il tempo è stato clemente.

Poi ho avuto il primo long trip sul bus, con un bel patatone che mi ha accompagnato per ore e ore al lato, con un paio di volte dove me lo sono quasi trovato sulla mia spalla. Scena molto romantica, vero, che si sarebbe trasformata in fretta in un horror, dato che quel viaggio non finiva più, e avevo una fame che lo stavo già vedendo come un bel porcellino da fare allo spiedo… Ma è sopravvissuto.
E da questo viaggio della speranza, sono arrivato a Bacalar, per scoprire che l’unico giorno che avevo in full (oggi) è il giorno di riposo di chi fa il tour sul lago – unico motivo per il quale ho fatto questo detour a sud: vedere il lago dei 7 colori.
Ho quindi perso la mattinata a fare robe assurde per cancellare il biglietto del bus che avevo preso mesi fa, per posticiparlo e darmi la possibilità di fare il tour domani mattina. Non commento troppo questo dettaglio, ma è stata una mattinata buttata “per principio”, perché avrei potuto grattarmi le palle ma non volevo buttare via 20 sterline. A volte dovrei smetterla, ma era diventata una questione di principio, e un po’, lo ammetto, l’ho vista come una sfida. La sfida era riuscire a usare il credito del refund del ticket cancellato, senza aver la possibilità di pagare la differenza con la mia carta. Dopo varie peripezie e giri strani, ce l’ho fatta. Bambino felice. 2 ore e passa perse, ma bambino felice.
Nel frattempo ho anche acquistato i nuovi auricolari, dato che da grande pirla, sono riuscito a perderli sull’autobus nel tour a Chichen Itza – non voglio commentare quanto mi sono girati i coglioni.
E quanto mi sono girati oggi, quando ho visto che, dopo aver aspettato, ho perso una promo. Ma sticazzi. Ordinati e arriveranno in questi giorni quando io non ci sarò – ma facciamo lavorare un po’ il concierge.
Oggi ho anche deciso di prendermi un altro tour. Questo trip in Mexico è il tour dei tours. Ma almeno così vedo qualcosa e mi raccontano la storiella.
E avendo ora solo 1 giorno a Tulum, ho preso un tour così vedrò le rovine (e sentirò la storiella e non saranno solo sassi), farò una nuotata con le tartarughe che non ho mai visto (turistico da morire, ma vabbè) e un altro cenote. Così ottimizzo un po’.

Che altro dire… Mah… Giornate molto riflessive. Ho iniziato un nuovo libro sui 5 sensi… Sempre sulla falsariga del vivere al massimo il presente, concetto che ormai è ben chiaro nella mia testa ma non sempre riesco ad applicare.
In questi giorni infatti, ho vissuto un po’ di passato, con un tot di momentini di down. Ma del resto, sono poi un umano anche io. E considerando dove sono, la lingua che si parla, la quantità di storia… Insomma… Tutto particolarmente collegabile a lui. Ma lui sta nel passato. E se ci resto anche io, o mi ci ributto, perdo il presente. E col cazzo! Perché questo è il mio viaggio, è la mia avventura, il mio test, il mio pacchetto di nuovi ricordi. Quindi fanculo 🙂

E ora aspetto che arrivi la mia cena.

P.S. sia ieri che oggi, ho mangiato in un postaccio dove fanno il pollo alla piastra. Con 120 pesos, ti mangi mezzo pollo, salsine, tipo 20 tortillas (credo sia il nome giusto – ancora mi confondo) e riso. Oggi ho fatto il signore, e ho anche ordinato un drink, per spendere ben 150 (circa 6 sterline). Un sogno in UK!
Ieri, camminata di 35 minuti sotto il sole per arrivare dalla fermata del bus a questo Glamping.
Oggi, ho preso questa bici scassata, e sono tornato: talmente brutto che non potevo non tornarci.

E sì, ho dimenticato di dire che sono in questo Glamping, dentro una specie di capannina, con iguane, lucertole di colori diversi, zanzare … Ma con un cielo stellato mozzafiato, in riva al lago.
Una strana sensazione stare qui. Non come a Bali, ma molto piacevole, specialmente dopo quel casino a Cancun, in quell’appartamento fatiscente con tutto quel casino giorno e notte.
A Tulum, ho cancellato la camera, e ho preso una stanza in hotel (5 stelle, che costava meno della stanza – vedremo com’è). Ma ho bisogno di un attimo di reset. Senza accorgermene, avevo prenotato tutte camere di guest houses/hostels. Sempre private, ma una sorta di posti non proprio tranquilli. E, dopo questi spostamenti in bus, diciamo che vorrei anche riuscire a riposarmi bene. Ho una certa età.

E concludo dicendo che, il prossimo volo che farò per arrivare a San Cristobal, mi hanno assegnato il 27B.
Non piango perché devo esser forte.
Ma è davvero un duro colpo.
Ma non voglio spendere 20-30 sterline per cambiare il posto.
Ce la farò.

Buon tutto – la cena dovrebbe arrivare a momenti. Al prossimo catch up.


Fri 22nd Nov 20:23 ora locale.

Eccomi qui su un tavolino fuori da questa camera di albergo “5 stelle”. Questo, a mio avviso, è forse un 2. Quindi ci sono pure rimasto male, sperando di trovarmi per un paio di notti nel lusso. E invece nulla.
Mi hanno però rifatto la camera, ed è stata una bella sensazione.

Tornando al diario di bordo, trovo sempre difficile riprendere il filo di dove ero rimasto porca troia.
Facendo mente locale, ricordo di stare scrivendo sul tavolone del Glamping, in una meravigliosa pace, nonostante la musichetta a volta fastidiosa. Ma questo stare in un posto più naturale mi dava molta serenità.
Serenità turbata quando, dopo un bel tour sul lago con vari bagni e informazioni interessanti naturalistiche, seguendo il suggerimento del driver della barchetta, vado in questo “pustaz” a pranzare.
Posto orrendo come piace a me, io unico straniero, con madonne e santi ovunque (inclusa Santa Coca Cola – no joking).
Cibo ottimo fatto dalle sdaure-a-vista, tra le quali c’era la mamma di Eduardo, un bimbetto vivace, con due occhi neri e profondissimi, che mi ha attaccato pezza mentre ero a tavola.
Mi sono sentito tipo un animale da circo, perché qualcosa l’ha chiaramente colplito. Anche forse il fatto che fossi l’unico a mangiare da solo? O con gli zaini… O boh, resta il fatto che mi ha iniziato a parlare ed è pure arrivato a dirmi se andavo alla sua festa di compleanno, che aveva appena compiuto 6 anni.
Un’ingenuità e dolcezza che solo a quella età si riesce ad avere. Ed era tutto spettacolare, quando arriva a chiedermi se mangiavo il maiale.
Io lo guardo un po’ confuso e gli rispondo “certo, assolutamente. E tu?”.
E lui parte dicendo che va alla scuola cristiana a…qualcosa (ho ricercato dopo e già rimosso dal mio cervello dal nervoso) e, recitando frasi pre fatte inculcate in quel dolce cervellino credulone, che il nostro Signore ci vietava di mangiare maiale perché animale impuro e quindi lui non lo mangiava.
Io pietrificato.
Poi triste.
Poi arrabbiatissimo. E questa rabbia mi è rimasta per un po’. Ho ripensato ad un amico, anche lui brainwashed da bambino che ancora non riesce a fare questo step. E poi, il mio cervello ha cominciato a collegare anche quanto io abbia faticato (e stia ancora faticando a volte) a non dare forza a questo senso di colpa che ti viene inculato da quella merda di religione cristiana di stocazzo, dove ti inculcano a quell’età che sei una merda, un peccatore ancora prima di uscire dalla figa di tua madre, e che non sei nulla in confronto a stocazzo di essere fluido che è uno ma 3… e non lo sa nemmeno lui (e chiaro che è maschile, perché le donne si ma non esageriamo)… e potrei andare avanti all’infinito. E ho poi pensato ad una cara amica che proprio quel giorno mi aveva detto che stava meglio ma sempre a combattere con il senso di colpa (stessa radice). Insomma… o sono gli psicologi che finanziano le religioni, in modo poi da avere lavoro assicurato, o non mi spiego come, al giorno d’oggi, con la tecnologia, internet, etc ci siano ancora famiglie che fanno questo schifo ai loro figli.
Mi dà così tanta rabbia che metterei il penale. Forzi un credo chiaramente discriminante e che porta a problemi in vita adulta? In galera. Fatto.
Che rabbiiiiaaaa.
E ho lasciato il ristorante con l’immagine di questi occhioni, un invito al quale ho dovuto dire di no, e tanta speranza che, il prima possibile, possa liberarsi di questa violenza e possa usare il suo cervello, ed essere libero.
Dentro di me, gli ho mandato un abbraccione e un “forza che ce la farai Eduardo!” e mi sono avviato alla stazione ADO (bus) di Bacalar.
A parte un tipo bono come il pane mezzo nudo che mi ha distratto/intrattenuto l’attesa, resto e resterò sempre senza sapere come mai quella stronza della biglietteria non mi ha cambiato il biglietto quando gliel’ho chiesto (1h prima dell’arrivo del bus che avevo prenotato), ma quando arriva quello prima e un’altra tipa mi dice “ma te dove devi andare?” e io confermo la stessa destinazione del bus appena arrivato, ma specificando che avevo quello dell’ora dopo, ecco che la stronza riesce a spingere i pulsantini giusti sul pc e mi trova anche il posto n.1.
Perché sia riuscita solo dopo che quest’altra signora che non so chi fosse mi ha fatto la domanda, non lo saprò mai, ma questo mi ha aiutato a recuparare un ora, arrivare prima in questo “fantastico” 5 stelle dei miei coglioni, ma felice. Bella doccia calda, veloce bucato, aria condizionata a palla e poi deumidificatore, cuscini lanciati contro le pareti per sterminare le zanzare presenti prima del mio arrivo – per emulare gli Europei quando sbarcarono in questi paesi (oooops) e poi, con calma, uscita a mangiare in un pustaz che avevo visto arrivando a piedi dalla stazione dei bus al “5 stelle”, un po’ di libro e a letto.

E oggi, torno da un tour veramente bello ma mal organizzato. Ho però visitato le rovine di Tulum, scoprendo che la popolazione Maya ancora esistente continua a tenere i morti seppelliti in casa e ogni 2 novembre aprono il buco dove ci sta il morticino, prendono fuori il cranio, lo mettono sulla tavola e poi gran party.
Vero o falso, mi piace l’idea di come la morte viene ancora vissuta da questo popolo. Chissà se un giorno riuscirò a vederla così anche io. Per ora, mi spaventa e basta, nonostante provi a vederla come una fase, un passaggio, come un circolo naturale… Ma ora come ora mi cago in mano solo all’idea.
Infatti, il nuotare in questa grotta di cenote, è stata una durissima sfida con me stesso, e sono riuscito solo perché mi sono trovato “intrappolato”. La guida aveva detto “grotta”, ma pensavo che fosse una sorta di cenote come quello dove ero stato l’altra volta, ossia un buco gigante dove tu sei dentro questa “grotta” con buco sopra.
Ok, ora mentre lo scrivo… Effettivamente che razza di grotta è se c’è un buco sopra? Vabbè, il mio cervello aveva dato per scontato questo, e io mi sono fidato. Poi arriviamo, c’è questa mezzaluna di acqua sotto una “grotta” e dico “uuu, carino, piccolo ma carino! E che acqua blu! Wow!”. Poi la guida con una torcia dice di avvicinarsi e di seguirlo.
Pensavo volesse farci vedere stalattiti e stalagmiti da vicino, raccontare il classico non toccare per non bloccare la crescita, quando le due si incontrano diventano colonna… Insomma, la tipica lezione da Grotte di Frasassi che rimangono nella mente per sempre, o almeno per me è stato così fin dalla prima volta.
E invece… col cazzo. Ci ha fatto entrare sempre più all’interno, e la luce era sempre più lontana, fino a scomparire, non appena abbiamo girato a sinistra.
Pipistrelli a fare sonnellino, stalattiti e stalagmini anche a 10 cm dalla testa, con l’acqua a livello sterno… Quindi per uno claustrofobico e tendenzialmente ansioso è sinonimo di morte assicurata, o per una ragione o per l’altra.
Due ragazze sono tornate indietro appena in tempo, ma io ero molto incuriosito e, quando ho pensato “forse meglio se torno indietro”, ecco che la luce era troppo lontana e la guida ora illuminava solo avanti e io sarei dovuto tornare indietro nel quasi buio… E sarei sicuramente morto di ansia con un infarto nel cenote, e risucchiato dalle sorgenti sotterranee e sbucato in chissà quale altro cenote. Magari il cenote negro, quello profondo 100 metri al lato del lago di Bacalar che ho visto ieri (ops, che vidi ieri – devo imparare ad usare il passato remoto).
Quindi insomma, utilizzando quelle tecniche basiche di rilassamento sulla respirazione, tentando di ignorare la sensazione vera o falsa che fosse dell’aria sempre più pesante e meno respirabile, sono riuscito a finire il giro ed uscirne super soddisfatto.
Ma confermo che se l’avessi saputo, non l’avrei probabilmente fatto. Ma sono felice che sia andata così.
E il tuor è finito con un bagno con le tartarughe. Super cicciottose, tranquille e golose. Altamente non disturbate dalla nostra presenza, si facevano i loro spuntini vegetariani e con qualche pinnata (si dirà così per le tartarughe? Boh, vabbé, non sono uno scrittore… Le zampette-pinne che hanno davanti), risalivano a dare una respirata – di solito un paio di volte, poi giù di nuovo.
Insomma, decisamente un gran bel tour, ma davvero tanto tanto disorganzzato.
Poi rientrato in hotel, riorganizzato zaino e zainetto, che domattina si prende il primo volo interno quindi tecnologia e liquidi nello zainetto e il resto nello zaino.
E sì, niente priorty, niente lounge, e…. terribile ma vero… un 27B di posto.
Potevo pagare per avere un altro posto. Potrei aver aspettato a fare check in… ma va bene così: è solo un volo di 1h40m, probabilmente meno, e viaggio leggero. Ma ora ricordo che come viaggio di solito io non è come viaggia la maggior parte delle persone, motivo per cui io sono spesso in aeroporto e godo all’idea di andare, mentre, che ne so, mia madre no 🙂 Ok, lei è anche un caso particolare, ma diciamo… altri amici no.
Vediamo domani come va: ho visto che posso pagare eventualmente l’ingresso per la lounge e ho uno sconto con un’app aziendale. Non so se ho voglia di spendere 20 sterline, ma vediamo domani.

Intanto vado a lavarmi i denti, leggerò un altro po’ e poi… nanna che domani sveglia presto. Volo alle 12:45, ma sono a Tulum, non a Cancun, non conosco l’aeroporto, non so bene come funzioni, non volo BA ma una sorta di Ryanair locale… insomma… Miss Ansia ha detto “parti per tempo che al massimo aspetti in aeroporto”.

E stavolta le diamo retta: non possiamo sempre ignorarla 🙂

Buenas noches a todos!


Wed 27th Nov – ore 22:24

Oh santa madonna, quanto tempo è passato dall’ultimo aggiornamento. In questi casi diventa anche difficile ricordare tutto. Proverò a fare questo esercizio di memoria, provando a raccogliere “the best of”.

Partiamo dal fatto che sì, dopo la lounge a Cancun – non ricordo se l’avevo detto, ma non ho resistito, e ho speso (e felice di averlo fatto), 20 sterle per avere accesso alla lounge. Il 27B era davvero duro da superare e almeno una coccola pre volo ci stava.
Lounge molto carina, buon cibo… Ho fatto colazione e pranzo, e sono riuscito ad arrivare a TGZ (non chiedetemi di ricordarmi come si chiamava quel posto – capitale di Chapas ma sticazzi), e a prendere il bus per arrivare a San Cristóbal.
Non voglio aggiungere troppi dettagli a questo volo, ma diciamo che mi sono sentito un gigante intrappolato. Io non sono alto. Probabilmente quei 2-3 cm sotto la media, ma in quell’aereo mi sono sentito come di 2 metri. Ginocchia a raso del sedile davanti e per fortuna avevo due average size mexican, non in sovrappeso, quindi almeno non ero schiacciato ai lati. Sono stato fortunato.
A San Cristóbal mi ha aspettato un receptionist dal culo da sogno – che ho scoperto essere anche ballerino di salsa, e su Grindr. L’ultima sera siamo andati a bere qualcosa e fatto due chiacchiere in modo amichevole – sempre molto interessante sentire racconti di chi vive in un posto.
L’hostel è stato uno dei migliori che ho avuto fino ad ora. Una stanza privata dove ho passato 2 notti fantastiche. Sarà che là faceva un freddo porco (passato da quasi 30 gradi a 7), sarà che erano notti che non dormivo bene… Sarà anche che la signora che gestisce la struttura è stata di una dolcezza incredibile… 10+ a quel posto.
In quelle giornate ho fatto un’escursione al Cañón del Sumidero, dove ho visto anche i coccodrilli e ho provato questo frutto che non sapeva di un cazzo, ma mangiato con chilli e limone… Era anche buono.
Poi, dopo aver parlato con il barista di un piccolissimo locale dove vendevano birre artigianali (uno dei pochi posti non incasinati e cosy – ecco perché ho bevuto una birra invece di un margarita), e con l’aiuto della signora dell’hostel, ecco che il giorno dopo mi sono trovato in un altro tour a vedere due paeselli con ancora indigeni – e con le loro leggi e regole (scary). Uno che iniziava con la C e uno con la Z. Non mi ricordo e non ho voglia di andare a googleare per non perdere il flow.
In C, danno da bere alcool ai neonati e sgozzano galline in questa chiesa con santi ma anche Maya. Un mix strano che è stata esclusa dalla Chiesa, ma c’erano tutti i soliti santi, solo vestiti meglio. Un posto allucinante, con il fieno per terra, gente con pacchi di candele che se le accendono davanti e dicono robe in lingua che sanno solo loro, e credo che la magia più grande sia che non ci sia stato ancora un incendio, dato che questa paglia (verde, ok, ma sempre roba che può prendere fuoco è) è buttata sul pavimento di questa chiesa.
Sono uscito un po’ deluso perché non ho visto nessuno sgozzamento, ma a quanto pare, a differenza di quello che mi era stato raccontato, ora viene fatto in modo più discreto (saranno arrivati i famosi discreti di Grindr anche lì?) e a quanto pare, di galline ne sono state sacrificate più di una mentre ero dentro, ma io non me ne sono reso conto. Ho capito però (dopo) cos’erano quelle scatole di cartone che avevano queste famiglie.
Ho visto però un accenno di dare liquori ai neonati, ma pensavo fosse acqua.
Insomma, ho fatto 2+2 solo dopo essere uscito e aver parlato con gli altri del gruppo.
In Z invece, abbiamo visitato questa casa tipica dove le donne fanno un casino di robe tessili in ginocchio con un setup tutto particolare, mentre gli uomini coltivano fiori. Poi, la signora dell’hostel mi ha spifferato che tra i fiori c’è anche molta droga. Ma i fiori sono quello che si racconta. Che si fanno, sì, ma quello che porta soldi in questi villaggetti è altro.
Questo la guida non ce l’ha detto. Ma io lo so 🙂
Poi l’esperienza Chapas termina con un walking tour pomeridiano, e l’esperienza bus di 13 ore fino a Puerto Escondido, dove sono ora.
Parlando con turisti, in molti l’avevano fatto, spesso al contrario, ossia da Puerto Escondido a San Cristóbal, ma tutti mi hanno detto che passa velocemente perché notturno. La cosa mi ha leggermente tranquillizzato e confermo che, con partenza alle 22, sono arrivate le 6 del mattino piuttosto velocemente (nonostante le ripetute risvegliate) e sarebbero arrivate anche le 7 o 8 se 3 signore non avessero pensato di salire sul bus e raccontarsi non so bene cosa a voce alta, mentre tutto il resto del bus stava provando ancora di dormire. Ma vabbè, alla fine è l’orario in cui mi sveglio di solito e non ho voluto sporcarmi (troppo) il karma, dato che ero già in una situazione di disagio.
Arrivo a Puerto Escondido, la stanza era già pronta, spacchetto, mi sistemo ed esco.
Era ora di pranzo, ma decido di farmi fare un massaggio per riprendermi da queste ore di scomodità, e approfittando dei prezzi decisamente interessanti rispetto a quelli di Londra.
Dopo vado in un postaccio dove spendo 2 sterline o forse 3 in tutto per pranzare – i posti che piacciono a me, quelli dove non vedi turisti… E io mi ci infilo sempre, ed esploro i dintorni, finendo in un paio di spiagge dal mare calmo e 200.000 persone ammassate l’una sull’altra.
Semi panic attack, faccio un bagno per poter dire “l’ho fatto”, e scappo, cercando disperatamente alternative.
Trovo una spiaggia ad altri 35 minuti a piedi da dove ero (che erano già 30 dall’hostel) ma decido di andare, attratto dalle foto e questi commenti sul rilascio di tartarughe in mare alle 5 del pomeriggio.
Arrivo ed effettivamente vedo questa struttura con una super tartaruga di legno che non lasciava dubbi.
Mi sono preso un cocco, e mangiato l’interno (dopo aver sentito uno che glielo chiedeva – ma sapevo già di questa possibilità dopo essere stato a Bali).
Poi aspetto l’evento tartarughe, e anche io, libero una tartarughina che però non sembrava molto contenta di andare verso l’acqua e tornava sempre da me. E io, cuore di mamma, faticavo a dirle di andare via, di andare nel mare.
Alla fine, credo ce l’abbia fatta. Sono arrivati i tipi e me le hanno mischiate quindi non so quale delle 4 o 5 era “la mia”.
Nessuna è stata mangiata dai gabbiani, ma sono dovuto andare via prima di vederle tutte in acqua, dato che si stava facendo buio e non sapevo se sarei riuscito a trovare un taxi. E invece, giustamente e logicamente, c’era una fila di taxi enorme pronta per tutti i turisti che, ogni giorno, vanno a liberare le tartarughe.
Io è tanto che dico che mi piacerebbe fare una di queste esperienze. Non so perché ma le tartarughe mi incuriosiscono un sacco. E questo mini assaggio mi ha davvero toccato dentro. Bellissimo ed emozionante. Poi dai, un panorama stupendo, un mare con onde giganti, il tramonto con i suoi colori, e la piccola tartarughina che si avvia verso il mare…
Bello, e molto contento di aver fatto questa esperienza.
La serata si è conclusa con una cena in un ristorante sul mare – che chi ho messo altri 35 minuti a piedi per raggiungerlo (e altrettanti per rientrare), ma quei tacos di pesce ne sono valsi totalmente la pena.
Oggi invece, full day en la playa, e ho deciso di andare a far colazione in questo posto sulla spiaggia principale di Puerto Escondido. A quanto pare famoso, dato che ho dovuto aspettare e mettermi in lista. Ma anche lì, ne è valsa la pena, dato che ho tirato dritto fino a cena senza sentire la fame heheh.
Mi sono fatto tutta la spiaggia a piedi fino alla fine, e fermato al rientro verso metà, dove una coppia di ragazzi hanno liberato l’unico pezzo di ombra gratis sotto una di quelle strutture tipo capannina rialzata per bagnini (che non c’erano), e sono stato li praticamente dalle 10:30 fino alle 16:30, bevendo solo acqua.
Lì ho avuto la possibilità di incontrare un ragazzo francese che mi ha chiesto se poteva mettersi anche lui all’ombra. Un tipo bono come il pane, ma non solo. A parte essersi fidanzato da un mese con una messicana, mi ha raccontato di questa sua vita libera, viaggiando per tutta l’America latina, vivendo di questo lavoro relativo al vino che fa 15-16 ore alla settimana e gli permettono di vivere bene. Quegli incontri totalmente random che però ti fanno pensare, ti fanno connettere con altre persone con esperienze simili o comunque il linea con il tuo modo di pensare. E, per ora, solo viaggiando sono riuscito a trovare persone così. E ogni volta che parli con qualcuno di loro, sento questa pace, questa serenità davvero unica nel suo genere.
Mi ha chiesto il numero, ci siamo scambiati Whatsapp e chissà semmai ci si rivedrà. Ma se anche non succederà mai, è stato comunque bello.
E dopo questo incontro, mi sono riavvicinato per vedere il tramonto – spettacolo fantastico, proprio quello dove vedi la pallina arancione che in 30 secondi scompare lasciando l’alone rosa e arancio come strascico della sua presenza.
E la serata si è conclusa con una tipa alla quale avevo chiesto un’informazione, che mi ha accompagnato al ristorante dove lavora lei e sua sorella. Per arrivare, ho fatto l’esperienza unica del “collettivo”, una specie di bus locale con o senza porte, dove la gente si attacca anche dietro tipo carro del rusco (immondizia per i non bolognesi) e ti porta in giro, di solito in zona urbana, ma so che ci sono anche quelli a media distanza.
Insomma, con 12 pesos invece di 150 di un taxi, sono arrivato vicino a destinazione.
Cena, poi drink in un altro posto in questa zona chiamata “La Punta”, con tanti posticini con musica live e poi rieccomi nella stanza dell’hostel, dopo aver speso 150 pesos perché dopo una certa ora questi collettivos non ci sono più, a riassumere quello che è capitato negli ultimi giorni.
Ho anche spostato il biglietto per domani, anticipandolo alle 11, così faccio check out, colazione e vado un paio d’ore prima a Oaxaca, tanto non avrei abbastanza tempo per un altro po’ di mare e preferisco quindi arrivare prima alla mia ultima destinazione di questo viaggio.
Uffi, stavo iniziando a prenderci gusto… E bisogna rientrare. Vabbè, tutto inizia e tutto finisce: l’importante è viversi ogni istante – e io lo sto facedo.


Sun 1st Dec, ore 14:56 – Mexico City, Aeroport terminal 1

Eccoci qua, di fronte al banco check in di BA, in attesa che qualcuno, nelle prossime ore, decida di farmi fatturare la valigia (si dice fatturare in italiano?). Be’, insomma, mettere la valigia in stiva.
Sono seduto per terra, con una bastarda che è arrivata ora con un sacchetto del McDonald’s che fa un profumino delizioso.
Io ho mangiato da stamattina un brownie proteico e delle noccioline, più un bicchiere di tequila.
I miei piani di lounge sono saltati, dato che a Oaxaca non c’era (allucinante) e qui a Mexico City devo comunque aspettare di imbarcare (ecco, imbarcare si dice!) e non posso andare direttamente nella lounge.
Quindi nulla, con un volo delle 21:00, se mi va fatta bene, inizieranno il check in alle 5:30/6. Quindi ho ancora 3 buone orette da spendere seduto per terra.
E vabbè, resta un po’ in linea con il viaggio backpacker che ho fatto. Se non fosse che la valigia extra che ora ho con me pesa un casino – valigia comprata ieri mattina per imbarcare bottiglie di Mezcal – sarei alla ricerca del McDonald’s. Sì, lo ammetto. Nonostante la panzetta che sta riapparendo, sono tentato da questo McDonald’s. Però provo ad aspettare e mangiare quello che trovo nella lounge più tardi.
Com sta accadendo nelle ultime “puntate”, arrivo sempre in ritardo a raccontare.
Oaxaca l’ho trovata molto carina, e chiaramente sempre più conosciuta dai turisti. In uno dei 3 tour che ho fatto, mi hanno spiegato che la gente si sta incazzando perché i prezzi stanno salendo a causa del turismo, e ristoranti e bar stanno diventando qualcosa solo per turisti. Triste, ma d’altra parte, questo succede spesso, ed è una fase per avere più ingressi di soldi.
Durante questi 3 giorni, ho esplorato la cittadina, visto tantissimi murales molto interessanti, con tantissimo significato. Le guide hanno spiegato spesso in dettaglio.
Ho scoperto che il “quesillo” che loro mettono in tanti piatti viene da un errore nel creare formaggio fresco.
Ho scoperto che le tradizioni come el dia de los muertos sono piuttosto recenti – stiamo parlando, se ricordo bene, dell’inizio 900 quando un governatore (che non ricordo il nome) ha voluto ridare al popolo messicano una propria identità, dopo averla persa con tutto il bordello fatto dalla conquista spagnola.
Ho scoperto che effettivamente ci sono tanti paesini con le loro regole, non solo quello dove sgozzavano le galline e che io non ho visto, e che se fai il malandrino ti linciano, o ti spellano vivo – sì, pare sia vero.
Realtà che si stenta a credere possano esistere ancora nel 2024. Del resto, si usa ancora il contante peggio che in Italia e Germania: non mi meraviglia se tagliano le mani ai ladri.
Ho scoperto che i morti non ritornano sulla terra per el dia de los muertos, perché sarebbero dei gran coglioni a farlo. Per arrivare nell’aldilà devono passare 9 strati di “pulizia da quello che è umano” ed è a quanto pare un lavoraccio. Perché cazzo dovrebbero tornare su questa merda di situazione ora che sono puri? Quello che mi pare di aver capito, i due mondi si “parlano” durante quel giorno, ma col cazzo che loro vengono via dalla First Class per buttarsi nella economy-Terra.
Ho scoperto che non imparerò mai le differenze tra tutti questi piatti con tortillas dritta, storta, piegata, morbida, secca, arrotolata. Alla fine, gira che ti rigira, quella è, ma per magia, sembra sempre un piatto diverso… E porca eva che buoni!
Sì, ora ho fame, vero, ma si mangia davvero da dio qua.
E non mi sta mancando il fish and chips hehe. Però non nego di essere un po’ stanco e di avere voglia di riavere un po’ la mia routine.
Voglio però ricordare anche uno dei tour più belli che ho fatto in questo viaggio, proprio in questi giorni a Oaxaca (che si legge uahaca). Un gruppo di ragazzi messicani con due signore californiane… e io.
Tour a Hierve el Agua, spettacolo naturale, dove ho fatto il bagno in queste piscine naturali. L’albero più antico del mondo, uno spettacolo commovente. Il mezcal tasting alla distilleria, dove ho provato più di 15 tipi di mezcal e ho visto e imparato un sacco di cose. Per esempio, credo di aver finalmente capito che la tequila è un tipo di mezcal fatta con l’agave azzurra. Ho scoperto che un buon mezcal si beve liscio e per sapere se è buono davvero ci sono un paio di trucchi. Il primo, se si ha la bottiglia, è quello di scuoterla forte: se si formano tante bollicine e ci mettono un po’ a svanire, quello è segno di qualità. Se non si ha la bottiglia, allora si prende una goccia del mezcal, si massaggia sulla mano tipo profumo (tra pollice e indice) e si annusa: un buon mezcal lascia l’odore affumicato sulla pelle per molto tempo.
Chiaramente la valigia che ho dovuto comprare ieri mattina è causa di questo tour, dove sto rientrando con rifornimento annuale direi. E sì, confermo che è uno degli spirits che preferisco di più in assoluto.
E la prova non è solo l’acquisto fatto, ma anche come è finita la giornata del tour (a letto all’1 di notte). Il rientro infatti è stato a base di shottini di mezcal e questi messicani che mi sfidavano. Be’, li ho lasciati senza parole, ma già sapevo che, almeno con la tequila, ho una resistenza incredibile. Loro invece molto meno, infatti i canti a squarcia gola di tutte le canzoni super famose messicane (mai sentite), hanno accompagnato il rientro. Che poi è diventato una cena e un altro giro di mezcal per digerire.
Queste persone probabilmente non le rivedrò più, ma, nella loro semplicità e allegria, mi hanno fatto vivere una giornata fantastica.
Questa è un po’ la magia del viaggio. Buttarsi in una situazione sconosciuta, mettersi in gioco ed entrare il più possibile nella cultura che stai esplorando. E quel giorno posso davvero dire di aver sperimentato un gruppo di giovani messicani heheh. Ah, ho pure sperimentato delle cavallette secche, salato-piccantine. Terrore al principio, ma sembrava fosse una delizia da non perdere, e alla fine, sono proteine quindi si prova! Sono ancora vivo, e ne sto portando a casa da far provare ad amici e famiglia. Io ne ho mangiate 3 e sono a posto :p

Wow, ridendo e scherzando sono già le 15:33.
Credo sia arrivato il momento di fare wrap up di questo viaggio e pubblicare questo ultimo aggiornamento.

In super breve, credo sia stato un gran bel viaggio, anche se stancante, ma molto istruttivo che consiglio davvero a tutti. Sono riuscito a scoprire molti dettagli che ignoravo totalmente di questo paese, incluso quanto la comunità indigena sia ancora presente e viva.
È un viaggio per tutti? No. Non è indicato per chi cerca una vacanza. Ma è altamente indicato per chi vuole viaggiare.

Ora, pubblico e passerò nuovamente al libro che sto leggendo, a vedere se avanzo ancora un po’ e magari lo finisco entro domani.

Muchisimas gracias Mexico!

E buon viaggio a tutti i viaggiatori (non vacanzieri) che intraprenderanno la stessa o simile avventura.

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