7:15 am un volo è assolutamente troppo presto. Anche per una morning person come me.
Dopo una certa età, bisogna ricordarsi che si hanno certe routine, abitudini, e queste partenze ggggiovani non fanno più per noi.
Ricordo quando ero un bambino e mio padre andava al mercato ortofrutticolo di notte, per vendere ai grossisti prima che aprissero i loro negozi al dettaglio. Si svegliava sulle 2 per essere per le 3 là, sistemare tutto, ed essere pronti penso sulle 4:30 o 5, boh, chi si ricorda.
Bene, a quei tempi ricordo l’emozione di svegliarmi prestissimo, di notte. Tutto buio, tutti dormivano… ma io ero carico a molla. E soprattutto… wow, non vedevo l’ora di andare al bar a fare la super colazione dolce e salata! Ricordo ancora quei tramezzini bianchissimi (se ora penso a quel pane, mi va l’indice glicemico alle stelle – solo a pensarlo). Ma quanto erano buoni.
Poi di notte, erano ancora più buoni.
C’era quella sensazione di fare qualcosa un po’ naugthy, ma autorizzata perché era “per lavoro”.
“Di notte si dorme, non si va in giro“… le regole del nonno signore e padrone.
Ma questa era una delle eccezioni che trasformava la notte da dormire in un brivido adrenalinico autorizzato.
Quindi sì, ricordo quando anche io andavo con lui, e come mi piaceva.
Adesso che ci ripenso, si andava di sabato forse? Quando arrivavano “i privati”.
Curioso come a distanza di più di 30 anni (aiuto… 30… miiiinchia), si riesca a mettere tutto in prospettiva.
Praticamente quando mio padre mi portava con lui era la giornata dove la frutta e verdura era venduta al dettaglio, dal produttore al consumatore.
Credo di aver iniziato a nutrire un certo odio per l’essere umano in tenera età, grazie a queste esperienze.
Perché dopo non aver dormito, quando il kick adrenalinico passa e lo sugar rush da colazione pure, gestire un branco di spilorci che provavano a tutti i costi di risparimare 200 lire… che merde!
A pensare il culo che mio padre si faceva per raccogliere quel cazzo di melone, prepararlo, pulirlo, portarlo a Bologna di notte per poi avere questi morti di fame che chiedevano uno sconto.
Che schifo.
Mi ero quasi dimenticato. Wow. Sento nuovamente il nervoso antico di quei giorni.
Mi fa anche un po’ male, se devo essere sincero.
Mio padre era sfinito, nonostante la sua giovane età. E ‘ste mmmmerde a rompere i coglioni per un melone. Magari gente con appartamenti di proprietà, che facevano la cresta a poche lire.
Come ho sentito spesso in questi ultimi 10 anni di vita con il mio ex… Sin vergüenza!
Questo è quello che mi verrebbe da dire ora a quei pezzenti. Che mmmmerde.
E vabbé, dicono che “faccia parte dei rischi del mestiere”. Sarà, ma ora come ora, pagherei per poter tornare indietro, come sono ora, e scambiare due paroline con questi cagacazzo. Così, giusto due paroline… penso farebbe bene loro sentirle.
In ogni caso, volo alle 7:15 è troppo presto.
Svegliarsi alle 3:30am, dopo aver superato la quarta decade, no, troppa fatica.
Per una vacanza… ohi, magari… ancora ancora si può fare.
Ma per buttarsi “nella tana del leone” 7 ore… boh… spero ne valga la pena.
No dai, togliamo lo “spero” dalla frase prima: ne varrà sicuramente la pena.
Alla fine, è quasi un anno che non vedo il leone. E non mi va a sbranare sicuro.
Non è un leone aggressivo, e se anche lo fosse diventato, il capricorno qui ha due discreti cornoni per lanciare il leone a km di distanza se gli fa girare il cazzo.
Tra poco dovrebbero anche mostrare il gate – che pare sia al B, secondo i pettegolezzi del crew di terra. Ma non si sbilanciano mai a confermarlo…
Al momento mi sento un po’ di tensione dentro. Alla fine oggi sono praticamente 11 mesi che ci siamo lasciati, e, a naso, tra 2 giorni sono effettivamente 11 mesi che non metto piede in quella città.
Mi ero anche ripromesso di non metterci più piede per un po’. Ma poi, mi ha chiesto di rivederci per parlare a voce su come procedere con le pratiche.
E sinceramente, credo sia una bella cosa.
Non ho detto nulla a casa, non ho messo i voli nel calendario condiviso per non suscitare domande… e qui non leggono, che io sappia.
Ma sì, credo sia sano per entrambi, riprendere un rapporto umano e non solo digitale, e costruire un nuovo capitolo, e chiudere assieme il precedente, in modo tranquillo.
Fa’ male? Be’, se dico che scoppio di felicità, no. Ma perché chiudere qualcosa, bello o brutto che sia, significa esporsi, uscire dalla confort zone, rimettersi in gioco, gestire le emozioni (non nasconderle, ma nemmeno farsi stravolgere da esse), e stare focused sul presente.
In questi casi, il focus sul presente è una delle challenges più grandi. Perché il passato arriva ad ondate tipo quelle che si vedono alle Hawaii, e bisogna riuscire a buttarcisi nel mezzo, prima che si ribaltino, o ribaltano te… e in malo modo.
Quindi oggi, faremo questa gita fuori porta, decisa 2 giorni fa, dopo un’attenta analisi del mio e del suo calendario dei prossimi mesi. E o oggi o oggi era l’unica opzione. E sì sì, il problema sono io, non lui. Sono io che dalle prossime settimane ritornerò in aeroporto quasi ogni settimana.
Ma oh, ognuno ha le sue.
Quando cresci con degli spilorci che fanno la cresta di poche lire per un melone… io risparmio e vengo a bere lo champagne qui in aeroporto invece di comprarlo.
Qualche problema?
E comunque, 7:15, è troppo presto.
E alla fine, è A10.
L’A10… non ci posso credere. Tra tutti i gate, l’A10.
Le coincidenze non esistono.
Ma lo so io… e il leone.
…troppo presto, comunque.